Dopo le guardie di 24 ore, trovo le giornate dopo-guardia le più lunghe e pesanti. Quella sensazione di stanchezza, di dormi-veglia, di stato semi-comatoso a volte accompagnato da un lieve senso di giramento di testa mi fa perdere facilmente la pazienza e diventare irascibile.
Il nostro contratto limita il numero massimo delle nostre guardie a una ogni quattro giorni e ci da il giorno dopo completamente libero. Le chiamano le guardie 24+2 perchè vanno dalle 8 del mattino fino alle 8 del mattino del giorno seguente + due ore per passare le consegne al gruppo del giornata e finire le piccole cose rimaste oppure per i 30-60 minuti di lezione che abbiamo al mattino 3 volte alla settimana.
Durante una tipica giornata di guardia in quanto specializzandi junior dobbiamo fare lo stesso lavoro di tutti i giorni fino alle 4:30, ora in cui si fa il passaggio di consegne tra l'équipe di giorno e quello di notte. Dopo quel momento il nostro cercapersone inizia a suonare per qualsiasi problema ci sia in reparto, dal bambino che ha bisogno di tachipirina, fino a quello che deve essere trasferito d'urgenza in terapia intensiva, dalla mamma che ti vuole parlare fino all'adolescente che vuole scappare dal reparto e per il quale devi fare un ricovero obbligato.
Inoltre, ogni nuovo ricovero deciso dai medici di reparto e dagli specializzandi senior deve essere fatto da uno di noi o da uno studente di medicina. Questo comprende un'anamnesi completa e un'esame obiettivo dalla testa ai piedi, che solitamente richiede 1-3 ore. In altre parole, ogni notte è diversa e non si sa mai cosa può succedere. In quelle più fornatunate tutti i pazienti del reparto sono stabili, non succede niente e non ricevi nessun ricovero puoi dormire anche 7-8 ore. In quelle più impegnate non dormi. O meglio, dormi quei 5-10 minuti sul tavolo leggendo la vecchia cartella, o sul divano aspettando qualcuno o qualcosa.
Ma poi il problema è cosa fare con il giorno dopo la guardia. Siamo molto fortunati ad avere questo giorno libero, in passato dovevi rimanere fino a mezzogiorno o fino a pomeiggio inoltrato e fare i compiti di una giornata normale, come succede ancora in alcune specialità (anche se non dovrebbe) o in altri paesi, ma hanno visto che il numero di errori medici e di incidenti stradali aumentava esponenzialmente con la carenza di sonno per cui ci fanno andare a casa, per la sicurezza dei pazienti e anche la nostra nel guidare per andare a casa. Hanno persino fatto uno studio in cui paragonavano le abilità di persone che avevano ingerito piccole quantità di alcol contro alcuni che avevano dormito poco e questi ultimi facevano più errori.... Pertanto, ci lasciano andare a casa. Spesso e volentieri questo è l'unico giorno libero infrasettimanale, perfetto per commissioni o appuntamenti. Il problema è che non puoi anticipare quanto dormirai e quanto sarai esausto il giorno dopo. Direi che in media finora sono riuscita a dormire sulle 3-4 ore/notte, per cui quando torno a casa mangio qualcosa e poi cerco di dormire ancora qualche ora. Ma il problema è che comunque ti trovi in uno stato di ricoglionimento, che vorresti studiare, vorresti fare le pulizie di casa, vorresti fare, ma non ci riesci, fai fatica a concentrarti. Per questo motivo ci è stata data una lista di cose da NON fare i giorni dopo guardia: prendere decisioni importanti, fare shopping, gestire soldi, guidare per lunghi tratti. Finora abbiamo imparato tutti che questi saggi consigli sono veri, a nostre spese: un mio compagno ha comprato tonnellate di terra per il suo giardino, di cui non sa cosa farsene ora, io ho comprato un paio di occhiali che ho dovuto cambiare una settimana dopo perchè non mi piacevano, una mia amica si è addormentata al concerto di Pearl Jam...
Questo blog è un modo internazionale per tenermi in contatto con le persone che mi sono care. Un modo per raccontarvi le mie ultime avventure e pensieri. Un modo per ricordarvi sempre e sentirvi vicini, anche a distanza.
Sunday, 20 November 2011
Saturday, 12 November 2011
La gerarchia del reparto canadese
Ecco qui un reve riassunto di ciò che sono riuscita a capire finora di come funziona il sistema di salute canadese. Iniziamo dal basso della gerarchia:
- gli studenti di medicina. Qui medicina dura 4 anni e gli studenti iniziano a partecipare attivamente alla vita di reparto dal terzo anno. Questo vuol dire che gli vengono assegnati pazienti che devono esaminare ogni giorno, per i quali devono guardare le analisi, scrivere il diario e chiedere consulenze. Quando sono di guardia devono fare da soli anamnesi completa ed esame obiettivo per il ricovero che gli viene assegnato. Ovviamente gli vengono dati i casi più semplici e hanno sempre uno speciazzando junior o un senior che li controlla. Non possono prescrivere farmaci o esami.
- gli specializzandi junior. Siamo noi! Ovvero specializzandi al primo o secondo anno che hanno una moderata quantità di responsabilità. Quando siamo in reparto seguiamo i nostri paazienti, li esaminiamo ogni giorno, guardiamo le analisi e scriviamo il diario, parliamo con i consulenti (specialisti), ma per le decisioni importanti ne parliamo con il team (medico di reparto, senior ed eventuali consulenti). Quando siamo di guardia facciamo il ricovero completo e rispondiamo alle chiamate del reparto di cui siamo gli unici reponsabili, valutando i pazienti e richiedendo farmaci o esami che pensiamo siano necessari. Per qualsiasi cosa c'è sempre un senior e il medico di reparto a chi possiamo fare appello. Possiamo prescrivere.
- gli secializzandi senior. Sono specializzandi che hanno fatto il tirocinio di terapia intesiva peditrica che si svolge durante il secondo anno. Durante il giorno hanno in mano tutto un reparto e collaborano con il medico di reparto, controllando i junior e gli studenti di medicina, parlando con gli specialisti, guardando gli esami e prendendo le decisioni in accordo con il medico di reparto. Ogni tanto se è necessario seguono uno o più pazienti, ma è raro. Devono avere un'ottima conoscenza di tutti i pazienti ricoverati nel loro reparto. Durante la notte c'è un solo specializzando senior per in nostri tre reparti che è responsabile per i tre junior e due studenti di medicina. Risponde ai nostri dubbi e viene in nostro aiuto se ne abbiamo bisogno. Non lavora in pronto soccorso, ma se il pronto pensa che un paziente deve esseree ricoverato, chiamano il senior che decide se ricoverarlo e con quale terapia, assegnadolo poi ad uno studente di medicina o a un junior che deve fare il ricovero competo, che poi ripassano insieme. Di giorno conferma le proprie decisioni con il medico di reparto, di notte può chiamare il medico, che è a casa, a qualunque ora, per chiedergli consiglio.
- il medico di reparto. Sono pediatri generali che lavorano la maggior parte del loro tempo in clinica. Hanno una clinica presso l'ospedale, con un certo indirizzo specilizzato (es. Pneumologico, ematologico, adozioni internazionali, trisomia 21, ecc.) e spesso e volentieri anche una clinica al di fuori dell'ospedale. Devono fare, a rotazione, un certo numero di settimane prestabilito come medico di reparto, a blocchi di una o massimo due settimane di seguito. Durante questa settimana sono in reparto tutti giorni, anche il fine settimana, fanno il giro, conoscono i pazienti e prendono le decisioni. Sono reperibili 24/24 ore per il reparto, pronti a rispondere a qualunque domanda a qualsiasi ora, e vengono chiamati se un paziente peggiora o viene trasferito. In teoria se ne hai bisogno si recano in ospedale, ma finora non l'ho mai visto.
- gli specialisti (o dovrei dire sottospecialisti) o consulenti. Sono i pediatri-e-qualcosaltro (es. Ematologo pediatra, neurologo pediatra, pneumologo pediatra, ecc..). Svolgono soprattutto lavoro di clinica, quasi eclusivamente in ospedale. Seguono i pazienti ricoverati sotto di loro, e quelli per i quali hanno ricevuto una richiesta di consulenza. Ad esempio, i pneumologi pediatri ricoverano tutti i bambini con fibrosi cistica ma sono solo consulenti per quelli con polmonite o asma. Per cui se un bambino con fibrosi cistica peggiora puoi chiamre il pneumologo di guardia a casa sua alle 3 di notte, se è quello invece con la polmonite, il pù delle volte non vengono chiamati a meno che non sia necessario.
(- i fellows. Questi sono medici che stanno facendo una sottospecialità, per cui non li metto tra parentesi nel senso che non sono sempre presenti e che spesso sono assenti in reparto. Ad esempio, un fellow in cardiologia pediatrica può essere una persona che ha fatto 3 anni di pediatria generale e ora ne sta facendo due di cardiologia, oppure uno che ha fatto 4 anni di cardiogia e ora ne fa due di cardio pediatrica. Sono superiori ai senior nel senso che hanno un titolo in più e più anni di epserienza, spesso sono di guardia da soli e prendono decisioni autonomamente, ma anche loro hanno sempre un capo a cui possono e devono fare riferimento)
Beh, direi che questo post è fin troppo lungo, ma volevo farvi capire un attimo tutti i termini che userò in futuro, di modo che il contenuto dei miei racconti vi risulti più chiaro.
Un abbraccio a tutti
- gli studenti di medicina. Qui medicina dura 4 anni e gli studenti iniziano a partecipare attivamente alla vita di reparto dal terzo anno. Questo vuol dire che gli vengono assegnati pazienti che devono esaminare ogni giorno, per i quali devono guardare le analisi, scrivere il diario e chiedere consulenze. Quando sono di guardia devono fare da soli anamnesi completa ed esame obiettivo per il ricovero che gli viene assegnato. Ovviamente gli vengono dati i casi più semplici e hanno sempre uno speciazzando junior o un senior che li controlla. Non possono prescrivere farmaci o esami.
- gli specializzandi junior. Siamo noi! Ovvero specializzandi al primo o secondo anno che hanno una moderata quantità di responsabilità. Quando siamo in reparto seguiamo i nostri paazienti, li esaminiamo ogni giorno, guardiamo le analisi e scriviamo il diario, parliamo con i consulenti (specialisti), ma per le decisioni importanti ne parliamo con il team (medico di reparto, senior ed eventuali consulenti). Quando siamo di guardia facciamo il ricovero completo e rispondiamo alle chiamate del reparto di cui siamo gli unici reponsabili, valutando i pazienti e richiedendo farmaci o esami che pensiamo siano necessari. Per qualsiasi cosa c'è sempre un senior e il medico di reparto a chi possiamo fare appello. Possiamo prescrivere.
- gli secializzandi senior. Sono specializzandi che hanno fatto il tirocinio di terapia intesiva peditrica che si svolge durante il secondo anno. Durante il giorno hanno in mano tutto un reparto e collaborano con il medico di reparto, controllando i junior e gli studenti di medicina, parlando con gli specialisti, guardando gli esami e prendendo le decisioni in accordo con il medico di reparto. Ogni tanto se è necessario seguono uno o più pazienti, ma è raro. Devono avere un'ottima conoscenza di tutti i pazienti ricoverati nel loro reparto. Durante la notte c'è un solo specializzando senior per in nostri tre reparti che è responsabile per i tre junior e due studenti di medicina. Risponde ai nostri dubbi e viene in nostro aiuto se ne abbiamo bisogno. Non lavora in pronto soccorso, ma se il pronto pensa che un paziente deve esseree ricoverato, chiamano il senior che decide se ricoverarlo e con quale terapia, assegnadolo poi ad uno studente di medicina o a un junior che deve fare il ricovero competo, che poi ripassano insieme. Di giorno conferma le proprie decisioni con il medico di reparto, di notte può chiamare il medico, che è a casa, a qualunque ora, per chiedergli consiglio.
- il medico di reparto. Sono pediatri generali che lavorano la maggior parte del loro tempo in clinica. Hanno una clinica presso l'ospedale, con un certo indirizzo specilizzato (es. Pneumologico, ematologico, adozioni internazionali, trisomia 21, ecc.) e spesso e volentieri anche una clinica al di fuori dell'ospedale. Devono fare, a rotazione, un certo numero di settimane prestabilito come medico di reparto, a blocchi di una o massimo due settimane di seguito. Durante questa settimana sono in reparto tutti giorni, anche il fine settimana, fanno il giro, conoscono i pazienti e prendono le decisioni. Sono reperibili 24/24 ore per il reparto, pronti a rispondere a qualunque domanda a qualsiasi ora, e vengono chiamati se un paziente peggiora o viene trasferito. In teoria se ne hai bisogno si recano in ospedale, ma finora non l'ho mai visto.
- gli specialisti (o dovrei dire sottospecialisti) o consulenti. Sono i pediatri-e-qualcosaltro (es. Ematologo pediatra, neurologo pediatra, pneumologo pediatra, ecc..). Svolgono soprattutto lavoro di clinica, quasi eclusivamente in ospedale. Seguono i pazienti ricoverati sotto di loro, e quelli per i quali hanno ricevuto una richiesta di consulenza. Ad esempio, i pneumologi pediatri ricoverano tutti i bambini con fibrosi cistica ma sono solo consulenti per quelli con polmonite o asma. Per cui se un bambino con fibrosi cistica peggiora puoi chiamre il pneumologo di guardia a casa sua alle 3 di notte, se è quello invece con la polmonite, il pù delle volte non vengono chiamati a meno che non sia necessario.
(- i fellows. Questi sono medici che stanno facendo una sottospecialità, per cui non li metto tra parentesi nel senso che non sono sempre presenti e che spesso sono assenti in reparto. Ad esempio, un fellow in cardiologia pediatrica può essere una persona che ha fatto 3 anni di pediatria generale e ora ne sta facendo due di cardiologia, oppure uno che ha fatto 4 anni di cardiogia e ora ne fa due di cardio pediatrica. Sono superiori ai senior nel senso che hanno un titolo in più e più anni di epserienza, spesso sono di guardia da soli e prendono decisioni autonomamente, ma anche loro hanno sempre un capo a cui possono e devono fare riferimento)
Beh, direi che questo post è fin troppo lungo, ma volevo farvi capire un attimo tutti i termini che userò in futuro, di modo che il contenuto dei miei racconti vi risulti più chiaro.
Un abbraccio a tutti
Tuesday, 1 November 2011
Un po' di nostalgia
Alcuni giorni sono più facili di altri.
Oggi sono a casa, in teoria dovrei studiare per l'esame di stato canadese di domani. 7ore e mezza di esame diviso in due parti: al mattino 3 ore e mezza per 196 domande, al pomeriggio 4 ore per 60 casi clinici. Invece sono qui, sdraiata sul divano, a cercare scuse per non pensarci, per non angosciarmi, per non studiare. Una parte di me sa che è inutile ripassare oggi, che quello che non ho imparato in 7 anni di studio non mi entrerà in testa in una giornata. Un'altra parte di me è quella che ripassa sempre fino all'entrata dell'esame, quella che legge gli appunti sull'autobus prima di arrivare, quella che pensa che ogni secondo, ogni parola riletta può fare una differenza. Non si chi ha ragione e, sinceramente, non voglio pensarci.
In compenso sto riflettendo sulla distanza. Su come la maggior parte dei giorni non sia così difficile vivere lontano dagli esseri che ci sono cari. In fin dei conti, anche quando si vive nella stessa città non è che ci si vede tutti i giorni. Quando eri piccolo il tuo quotidiano erano i genitori, i fratelli e sorelle, i compagni di classe, le maestre, gli amici del quartiere, ecc. Quando cresci il tuo quotidiano diventa più solitario. La colazione la fai da solo, cercando di non svegliare il tuo amore che può ancora godersi il letto per qualche ora, il viaggio in autobus fino al lavoro lo fai da solo, ascoltando la tua musica, leggendo il tuo libro, la spesa, le commissioni, spesso anche lo sport diventano attività solitarie. Per questo motivo apprezzi tanto i momenti passati con gli amici, ma impari anche a difenderti, a fare la coda da solo per rinnovare la carta d'identità o andare in banca. Non hai più bisogno di essere costantemente in compagnia. Gli amici li vedi quando si fa un appuntamento, si fissa una data e un'ora e tutti si organizzano per essere presenti. Penso che sia per questo motivo che più cresci meno senti la mancanza quotidiana e costante degli amici che sono a distanza.
Ma tutto cambia quando succede un evento speciale. Quando un amico caro si laurea, si sposa o vede nascere il proprio figlio/a, allora si sente la distanza. In quei momenti ti pesa essere a così tanti chilometri da non potere salire sul primo autobus, treno o macchina per essere presente. Il non poter essere lì per abbracciarli quando lo vorresti tanto. Non essere lì per asciugare la lacrima nel momento in cui sta scivolando sulla guancia, o condividere una risata nel momento adatto. Diventa un po' finto, macchinoso, il dover scrivere quanto sei felice per loro, quanto vorresti abbracciarli o riempirli di baci, quanto vorresti stringere la loro mano e dirgli che andrà tutto bene. In questi momenti la distanza sembra un abisso...
Questo post è dedicato a tutte le lauree, nascite, matrimoni, primi sorrisi, primi passi, primi amori, dolori, traumi, tristezze e gioie che mi sono persa stando lontana. Sappiate che vi penso sempre tanto, soprattutto in questi momenti speciali, e che spesso non trovo le parole per dirvi quanto vi voglio bene. Diventa a volte quasi più facile lasciare passare questi momenti nel silenzio che affrontare questo misto di gioia e amarezza, prendere il computer o cellulare, e comunicare con voi. Ma anche quando ci provo, è impossibile ignorare quanto mi mancate.
Vi voglio bene, e vorrei essere li con voi per ogni momento speciale.
Oggi sono a casa, in teoria dovrei studiare per l'esame di stato canadese di domani. 7ore e mezza di esame diviso in due parti: al mattino 3 ore e mezza per 196 domande, al pomeriggio 4 ore per 60 casi clinici. Invece sono qui, sdraiata sul divano, a cercare scuse per non pensarci, per non angosciarmi, per non studiare. Una parte di me sa che è inutile ripassare oggi, che quello che non ho imparato in 7 anni di studio non mi entrerà in testa in una giornata. Un'altra parte di me è quella che ripassa sempre fino all'entrata dell'esame, quella che legge gli appunti sull'autobus prima di arrivare, quella che pensa che ogni secondo, ogni parola riletta può fare una differenza. Non si chi ha ragione e, sinceramente, non voglio pensarci.
In compenso sto riflettendo sulla distanza. Su come la maggior parte dei giorni non sia così difficile vivere lontano dagli esseri che ci sono cari. In fin dei conti, anche quando si vive nella stessa città non è che ci si vede tutti i giorni. Quando eri piccolo il tuo quotidiano erano i genitori, i fratelli e sorelle, i compagni di classe, le maestre, gli amici del quartiere, ecc. Quando cresci il tuo quotidiano diventa più solitario. La colazione la fai da solo, cercando di non svegliare il tuo amore che può ancora godersi il letto per qualche ora, il viaggio in autobus fino al lavoro lo fai da solo, ascoltando la tua musica, leggendo il tuo libro, la spesa, le commissioni, spesso anche lo sport diventano attività solitarie. Per questo motivo apprezzi tanto i momenti passati con gli amici, ma impari anche a difenderti, a fare la coda da solo per rinnovare la carta d'identità o andare in banca. Non hai più bisogno di essere costantemente in compagnia. Gli amici li vedi quando si fa un appuntamento, si fissa una data e un'ora e tutti si organizzano per essere presenti. Penso che sia per questo motivo che più cresci meno senti la mancanza quotidiana e costante degli amici che sono a distanza.
Ma tutto cambia quando succede un evento speciale. Quando un amico caro si laurea, si sposa o vede nascere il proprio figlio/a, allora si sente la distanza. In quei momenti ti pesa essere a così tanti chilometri da non potere salire sul primo autobus, treno o macchina per essere presente. Il non poter essere lì per abbracciarli quando lo vorresti tanto. Non essere lì per asciugare la lacrima nel momento in cui sta scivolando sulla guancia, o condividere una risata nel momento adatto. Diventa un po' finto, macchinoso, il dover scrivere quanto sei felice per loro, quanto vorresti abbracciarli o riempirli di baci, quanto vorresti stringere la loro mano e dirgli che andrà tutto bene. In questi momenti la distanza sembra un abisso...
Questo post è dedicato a tutte le lauree, nascite, matrimoni, primi sorrisi, primi passi, primi amori, dolori, traumi, tristezze e gioie che mi sono persa stando lontana. Sappiate che vi penso sempre tanto, soprattutto in questi momenti speciali, e che spesso non trovo le parole per dirvi quanto vi voglio bene. Diventa a volte quasi più facile lasciare passare questi momenti nel silenzio che affrontare questo misto di gioia e amarezza, prendere il computer o cellulare, e comunicare con voi. Ma anche quando ci provo, è impossibile ignorare quanto mi mancate.
Vi voglio bene, e vorrei essere li con voi per ogni momento speciale.
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