Dopo aver provato diversi tipi di attività durante le mie giornate di riposo dopo la guardia (post-call days), forse ne ho infine trovata una buona.
Certo, il problema non si pone se hai avuto una guardia ottima dove hai dormito 8 ore, oppure orribile dove non hai chiuso occhio, ma che fare quando torni a casa alle 9:30 di mattina dopo aver dormito tre orette? Prima di tutto, fai colazione? Ti fai la doccia subito o dopo aver dormito? E poi, che fare di questa giornat libera?
Ho provato a stare a casa e dormire. Devo dire che finchè ero da sola funzionava anche abbastanza bene, riuscivo a dormire anche fino alle 4 del pomeriggio. Certo, ti sconvolge tutto il ritmo sonno-veglia, ma in compenso sei riposata e la sera puoi anche uscire. In generale però hai la sensazione di aver perso una giornata intera, completamente scomparsa nel nulla, quella giornata cancellata dal calendario.
Ora invece che M è qui trovo ancora più difficile dormire così tanto. Penso che sia la voglia di passare un po' di tempo insieme, già che ho l'impressione di vederlo poco, abbinato alla difficoltà di dormire di giorno quando sai che qualcun'altro è sveglio nella stanza accanto. Per cui utlimamente non dormo più delle giornate intere.
Se passi la giornata davanti alla tv ti senti inutile ed in colpa.
Ho provato a fare shopping, ma come avete visto in uno dei miei post precedenti, non è stqto un successo.
Vorresti studiare o fare esercizio, ma non ne hai le forze.
È sempre un ottimo momento per andare dal medico o per prendere gli appuntamenti che non rieaci a fare in settimana.
Ma forse ho infine scoperto il miglior programma post guardia: cucinare. Ti fa sentire utile, anche se non richiede un enorme dispendio ne energetico ne mentale. Finora ho preparato, partendo dalla semplice farina: pizza, gnocchi (2 volte), biscotti ai chocolate chips, muffins, cupcakes, apple-berry crumble pie, cheesecake, tortini al cioccolato col cuore fondente, torte salate, ma anche ragù (3 volte), spezzatino, pasta all'uovo e anche le lasagne con la pasta fresca. Tutto ciò per il grande piacere del mio amore.
Questo blog è un modo internazionale per tenermi in contatto con le persone che mi sono care. Un modo per raccontarvi le mie ultime avventure e pensieri. Un modo per ricordarvi sempre e sentirvi vicini, anche a distanza.
Monday, 12 December 2011
Sunday, 20 November 2011
Le guardie
Dopo le guardie di 24 ore, trovo le giornate dopo-guardia le più lunghe e pesanti. Quella sensazione di stanchezza, di dormi-veglia, di stato semi-comatoso a volte accompagnato da un lieve senso di giramento di testa mi fa perdere facilmente la pazienza e diventare irascibile.
Il nostro contratto limita il numero massimo delle nostre guardie a una ogni quattro giorni e ci da il giorno dopo completamente libero. Le chiamano le guardie 24+2 perchè vanno dalle 8 del mattino fino alle 8 del mattino del giorno seguente + due ore per passare le consegne al gruppo del giornata e finire le piccole cose rimaste oppure per i 30-60 minuti di lezione che abbiamo al mattino 3 volte alla settimana.
Durante una tipica giornata di guardia in quanto specializzandi junior dobbiamo fare lo stesso lavoro di tutti i giorni fino alle 4:30, ora in cui si fa il passaggio di consegne tra l'équipe di giorno e quello di notte. Dopo quel momento il nostro cercapersone inizia a suonare per qualsiasi problema ci sia in reparto, dal bambino che ha bisogno di tachipirina, fino a quello che deve essere trasferito d'urgenza in terapia intensiva, dalla mamma che ti vuole parlare fino all'adolescente che vuole scappare dal reparto e per il quale devi fare un ricovero obbligato.
Inoltre, ogni nuovo ricovero deciso dai medici di reparto e dagli specializzandi senior deve essere fatto da uno di noi o da uno studente di medicina. Questo comprende un'anamnesi completa e un'esame obiettivo dalla testa ai piedi, che solitamente richiede 1-3 ore. In altre parole, ogni notte è diversa e non si sa mai cosa può succedere. In quelle più fornatunate tutti i pazienti del reparto sono stabili, non succede niente e non ricevi nessun ricovero puoi dormire anche 7-8 ore. In quelle più impegnate non dormi. O meglio, dormi quei 5-10 minuti sul tavolo leggendo la vecchia cartella, o sul divano aspettando qualcuno o qualcosa.
Ma poi il problema è cosa fare con il giorno dopo la guardia. Siamo molto fortunati ad avere questo giorno libero, in passato dovevi rimanere fino a mezzogiorno o fino a pomeiggio inoltrato e fare i compiti di una giornata normale, come succede ancora in alcune specialità (anche se non dovrebbe) o in altri paesi, ma hanno visto che il numero di errori medici e di incidenti stradali aumentava esponenzialmente con la carenza di sonno per cui ci fanno andare a casa, per la sicurezza dei pazienti e anche la nostra nel guidare per andare a casa. Hanno persino fatto uno studio in cui paragonavano le abilità di persone che avevano ingerito piccole quantità di alcol contro alcuni che avevano dormito poco e questi ultimi facevano più errori.... Pertanto, ci lasciano andare a casa. Spesso e volentieri questo è l'unico giorno libero infrasettimanale, perfetto per commissioni o appuntamenti. Il problema è che non puoi anticipare quanto dormirai e quanto sarai esausto il giorno dopo. Direi che in media finora sono riuscita a dormire sulle 3-4 ore/notte, per cui quando torno a casa mangio qualcosa e poi cerco di dormire ancora qualche ora. Ma il problema è che comunque ti trovi in uno stato di ricoglionimento, che vorresti studiare, vorresti fare le pulizie di casa, vorresti fare, ma non ci riesci, fai fatica a concentrarti. Per questo motivo ci è stata data una lista di cose da NON fare i giorni dopo guardia: prendere decisioni importanti, fare shopping, gestire soldi, guidare per lunghi tratti. Finora abbiamo imparato tutti che questi saggi consigli sono veri, a nostre spese: un mio compagno ha comprato tonnellate di terra per il suo giardino, di cui non sa cosa farsene ora, io ho comprato un paio di occhiali che ho dovuto cambiare una settimana dopo perchè non mi piacevano, una mia amica si è addormentata al concerto di Pearl Jam...
Il nostro contratto limita il numero massimo delle nostre guardie a una ogni quattro giorni e ci da il giorno dopo completamente libero. Le chiamano le guardie 24+2 perchè vanno dalle 8 del mattino fino alle 8 del mattino del giorno seguente + due ore per passare le consegne al gruppo del giornata e finire le piccole cose rimaste oppure per i 30-60 minuti di lezione che abbiamo al mattino 3 volte alla settimana.
Durante una tipica giornata di guardia in quanto specializzandi junior dobbiamo fare lo stesso lavoro di tutti i giorni fino alle 4:30, ora in cui si fa il passaggio di consegne tra l'équipe di giorno e quello di notte. Dopo quel momento il nostro cercapersone inizia a suonare per qualsiasi problema ci sia in reparto, dal bambino che ha bisogno di tachipirina, fino a quello che deve essere trasferito d'urgenza in terapia intensiva, dalla mamma che ti vuole parlare fino all'adolescente che vuole scappare dal reparto e per il quale devi fare un ricovero obbligato.
Inoltre, ogni nuovo ricovero deciso dai medici di reparto e dagli specializzandi senior deve essere fatto da uno di noi o da uno studente di medicina. Questo comprende un'anamnesi completa e un'esame obiettivo dalla testa ai piedi, che solitamente richiede 1-3 ore. In altre parole, ogni notte è diversa e non si sa mai cosa può succedere. In quelle più fornatunate tutti i pazienti del reparto sono stabili, non succede niente e non ricevi nessun ricovero puoi dormire anche 7-8 ore. In quelle più impegnate non dormi. O meglio, dormi quei 5-10 minuti sul tavolo leggendo la vecchia cartella, o sul divano aspettando qualcuno o qualcosa.
Ma poi il problema è cosa fare con il giorno dopo la guardia. Siamo molto fortunati ad avere questo giorno libero, in passato dovevi rimanere fino a mezzogiorno o fino a pomeiggio inoltrato e fare i compiti di una giornata normale, come succede ancora in alcune specialità (anche se non dovrebbe) o in altri paesi, ma hanno visto che il numero di errori medici e di incidenti stradali aumentava esponenzialmente con la carenza di sonno per cui ci fanno andare a casa, per la sicurezza dei pazienti e anche la nostra nel guidare per andare a casa. Hanno persino fatto uno studio in cui paragonavano le abilità di persone che avevano ingerito piccole quantità di alcol contro alcuni che avevano dormito poco e questi ultimi facevano più errori.... Pertanto, ci lasciano andare a casa. Spesso e volentieri questo è l'unico giorno libero infrasettimanale, perfetto per commissioni o appuntamenti. Il problema è che non puoi anticipare quanto dormirai e quanto sarai esausto il giorno dopo. Direi che in media finora sono riuscita a dormire sulle 3-4 ore/notte, per cui quando torno a casa mangio qualcosa e poi cerco di dormire ancora qualche ora. Ma il problema è che comunque ti trovi in uno stato di ricoglionimento, che vorresti studiare, vorresti fare le pulizie di casa, vorresti fare, ma non ci riesci, fai fatica a concentrarti. Per questo motivo ci è stata data una lista di cose da NON fare i giorni dopo guardia: prendere decisioni importanti, fare shopping, gestire soldi, guidare per lunghi tratti. Finora abbiamo imparato tutti che questi saggi consigli sono veri, a nostre spese: un mio compagno ha comprato tonnellate di terra per il suo giardino, di cui non sa cosa farsene ora, io ho comprato un paio di occhiali che ho dovuto cambiare una settimana dopo perchè non mi piacevano, una mia amica si è addormentata al concerto di Pearl Jam...
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Saturday, 12 November 2011
La gerarchia del reparto canadese
Ecco qui un reve riassunto di ciò che sono riuscita a capire finora di come funziona il sistema di salute canadese. Iniziamo dal basso della gerarchia:
- gli studenti di medicina. Qui medicina dura 4 anni e gli studenti iniziano a partecipare attivamente alla vita di reparto dal terzo anno. Questo vuol dire che gli vengono assegnati pazienti che devono esaminare ogni giorno, per i quali devono guardare le analisi, scrivere il diario e chiedere consulenze. Quando sono di guardia devono fare da soli anamnesi completa ed esame obiettivo per il ricovero che gli viene assegnato. Ovviamente gli vengono dati i casi più semplici e hanno sempre uno speciazzando junior o un senior che li controlla. Non possono prescrivere farmaci o esami.
- gli specializzandi junior. Siamo noi! Ovvero specializzandi al primo o secondo anno che hanno una moderata quantità di responsabilità. Quando siamo in reparto seguiamo i nostri paazienti, li esaminiamo ogni giorno, guardiamo le analisi e scriviamo il diario, parliamo con i consulenti (specialisti), ma per le decisioni importanti ne parliamo con il team (medico di reparto, senior ed eventuali consulenti). Quando siamo di guardia facciamo il ricovero completo e rispondiamo alle chiamate del reparto di cui siamo gli unici reponsabili, valutando i pazienti e richiedendo farmaci o esami che pensiamo siano necessari. Per qualsiasi cosa c'è sempre un senior e il medico di reparto a chi possiamo fare appello. Possiamo prescrivere.
- gli secializzandi senior. Sono specializzandi che hanno fatto il tirocinio di terapia intesiva peditrica che si svolge durante il secondo anno. Durante il giorno hanno in mano tutto un reparto e collaborano con il medico di reparto, controllando i junior e gli studenti di medicina, parlando con gli specialisti, guardando gli esami e prendendo le decisioni in accordo con il medico di reparto. Ogni tanto se è necessario seguono uno o più pazienti, ma è raro. Devono avere un'ottima conoscenza di tutti i pazienti ricoverati nel loro reparto. Durante la notte c'è un solo specializzando senior per in nostri tre reparti che è responsabile per i tre junior e due studenti di medicina. Risponde ai nostri dubbi e viene in nostro aiuto se ne abbiamo bisogno. Non lavora in pronto soccorso, ma se il pronto pensa che un paziente deve esseree ricoverato, chiamano il senior che decide se ricoverarlo e con quale terapia, assegnadolo poi ad uno studente di medicina o a un junior che deve fare il ricovero competo, che poi ripassano insieme. Di giorno conferma le proprie decisioni con il medico di reparto, di notte può chiamare il medico, che è a casa, a qualunque ora, per chiedergli consiglio.
- il medico di reparto. Sono pediatri generali che lavorano la maggior parte del loro tempo in clinica. Hanno una clinica presso l'ospedale, con un certo indirizzo specilizzato (es. Pneumologico, ematologico, adozioni internazionali, trisomia 21, ecc.) e spesso e volentieri anche una clinica al di fuori dell'ospedale. Devono fare, a rotazione, un certo numero di settimane prestabilito come medico di reparto, a blocchi di una o massimo due settimane di seguito. Durante questa settimana sono in reparto tutti giorni, anche il fine settimana, fanno il giro, conoscono i pazienti e prendono le decisioni. Sono reperibili 24/24 ore per il reparto, pronti a rispondere a qualunque domanda a qualsiasi ora, e vengono chiamati se un paziente peggiora o viene trasferito. In teoria se ne hai bisogno si recano in ospedale, ma finora non l'ho mai visto.
- gli specialisti (o dovrei dire sottospecialisti) o consulenti. Sono i pediatri-e-qualcosaltro (es. Ematologo pediatra, neurologo pediatra, pneumologo pediatra, ecc..). Svolgono soprattutto lavoro di clinica, quasi eclusivamente in ospedale. Seguono i pazienti ricoverati sotto di loro, e quelli per i quali hanno ricevuto una richiesta di consulenza. Ad esempio, i pneumologi pediatri ricoverano tutti i bambini con fibrosi cistica ma sono solo consulenti per quelli con polmonite o asma. Per cui se un bambino con fibrosi cistica peggiora puoi chiamre il pneumologo di guardia a casa sua alle 3 di notte, se è quello invece con la polmonite, il pù delle volte non vengono chiamati a meno che non sia necessario.
(- i fellows. Questi sono medici che stanno facendo una sottospecialità, per cui non li metto tra parentesi nel senso che non sono sempre presenti e che spesso sono assenti in reparto. Ad esempio, un fellow in cardiologia pediatrica può essere una persona che ha fatto 3 anni di pediatria generale e ora ne sta facendo due di cardiologia, oppure uno che ha fatto 4 anni di cardiogia e ora ne fa due di cardio pediatrica. Sono superiori ai senior nel senso che hanno un titolo in più e più anni di epserienza, spesso sono di guardia da soli e prendono decisioni autonomamente, ma anche loro hanno sempre un capo a cui possono e devono fare riferimento)
Beh, direi che questo post è fin troppo lungo, ma volevo farvi capire un attimo tutti i termini che userò in futuro, di modo che il contenuto dei miei racconti vi risulti più chiaro.
Un abbraccio a tutti
- gli studenti di medicina. Qui medicina dura 4 anni e gli studenti iniziano a partecipare attivamente alla vita di reparto dal terzo anno. Questo vuol dire che gli vengono assegnati pazienti che devono esaminare ogni giorno, per i quali devono guardare le analisi, scrivere il diario e chiedere consulenze. Quando sono di guardia devono fare da soli anamnesi completa ed esame obiettivo per il ricovero che gli viene assegnato. Ovviamente gli vengono dati i casi più semplici e hanno sempre uno speciazzando junior o un senior che li controlla. Non possono prescrivere farmaci o esami.
- gli specializzandi junior. Siamo noi! Ovvero specializzandi al primo o secondo anno che hanno una moderata quantità di responsabilità. Quando siamo in reparto seguiamo i nostri paazienti, li esaminiamo ogni giorno, guardiamo le analisi e scriviamo il diario, parliamo con i consulenti (specialisti), ma per le decisioni importanti ne parliamo con il team (medico di reparto, senior ed eventuali consulenti). Quando siamo di guardia facciamo il ricovero completo e rispondiamo alle chiamate del reparto di cui siamo gli unici reponsabili, valutando i pazienti e richiedendo farmaci o esami che pensiamo siano necessari. Per qualsiasi cosa c'è sempre un senior e il medico di reparto a chi possiamo fare appello. Possiamo prescrivere.
- gli secializzandi senior. Sono specializzandi che hanno fatto il tirocinio di terapia intesiva peditrica che si svolge durante il secondo anno. Durante il giorno hanno in mano tutto un reparto e collaborano con il medico di reparto, controllando i junior e gli studenti di medicina, parlando con gli specialisti, guardando gli esami e prendendo le decisioni in accordo con il medico di reparto. Ogni tanto se è necessario seguono uno o più pazienti, ma è raro. Devono avere un'ottima conoscenza di tutti i pazienti ricoverati nel loro reparto. Durante la notte c'è un solo specializzando senior per in nostri tre reparti che è responsabile per i tre junior e due studenti di medicina. Risponde ai nostri dubbi e viene in nostro aiuto se ne abbiamo bisogno. Non lavora in pronto soccorso, ma se il pronto pensa che un paziente deve esseree ricoverato, chiamano il senior che decide se ricoverarlo e con quale terapia, assegnadolo poi ad uno studente di medicina o a un junior che deve fare il ricovero competo, che poi ripassano insieme. Di giorno conferma le proprie decisioni con il medico di reparto, di notte può chiamare il medico, che è a casa, a qualunque ora, per chiedergli consiglio.
- il medico di reparto. Sono pediatri generali che lavorano la maggior parte del loro tempo in clinica. Hanno una clinica presso l'ospedale, con un certo indirizzo specilizzato (es. Pneumologico, ematologico, adozioni internazionali, trisomia 21, ecc.) e spesso e volentieri anche una clinica al di fuori dell'ospedale. Devono fare, a rotazione, un certo numero di settimane prestabilito come medico di reparto, a blocchi di una o massimo due settimane di seguito. Durante questa settimana sono in reparto tutti giorni, anche il fine settimana, fanno il giro, conoscono i pazienti e prendono le decisioni. Sono reperibili 24/24 ore per il reparto, pronti a rispondere a qualunque domanda a qualsiasi ora, e vengono chiamati se un paziente peggiora o viene trasferito. In teoria se ne hai bisogno si recano in ospedale, ma finora non l'ho mai visto.
- gli specialisti (o dovrei dire sottospecialisti) o consulenti. Sono i pediatri-e-qualcosaltro (es. Ematologo pediatra, neurologo pediatra, pneumologo pediatra, ecc..). Svolgono soprattutto lavoro di clinica, quasi eclusivamente in ospedale. Seguono i pazienti ricoverati sotto di loro, e quelli per i quali hanno ricevuto una richiesta di consulenza. Ad esempio, i pneumologi pediatri ricoverano tutti i bambini con fibrosi cistica ma sono solo consulenti per quelli con polmonite o asma. Per cui se un bambino con fibrosi cistica peggiora puoi chiamre il pneumologo di guardia a casa sua alle 3 di notte, se è quello invece con la polmonite, il pù delle volte non vengono chiamati a meno che non sia necessario.
(- i fellows. Questi sono medici che stanno facendo una sottospecialità, per cui non li metto tra parentesi nel senso che non sono sempre presenti e che spesso sono assenti in reparto. Ad esempio, un fellow in cardiologia pediatrica può essere una persona che ha fatto 3 anni di pediatria generale e ora ne sta facendo due di cardiologia, oppure uno che ha fatto 4 anni di cardiogia e ora ne fa due di cardio pediatrica. Sono superiori ai senior nel senso che hanno un titolo in più e più anni di epserienza, spesso sono di guardia da soli e prendono decisioni autonomamente, ma anche loro hanno sempre un capo a cui possono e devono fare riferimento)
Beh, direi che questo post è fin troppo lungo, ma volevo farvi capire un attimo tutti i termini che userò in futuro, di modo che il contenuto dei miei racconti vi risulti più chiaro.
Un abbraccio a tutti
Tuesday, 1 November 2011
Un po' di nostalgia
Alcuni giorni sono più facili di altri.
Oggi sono a casa, in teoria dovrei studiare per l'esame di stato canadese di domani. 7ore e mezza di esame diviso in due parti: al mattino 3 ore e mezza per 196 domande, al pomeriggio 4 ore per 60 casi clinici. Invece sono qui, sdraiata sul divano, a cercare scuse per non pensarci, per non angosciarmi, per non studiare. Una parte di me sa che è inutile ripassare oggi, che quello che non ho imparato in 7 anni di studio non mi entrerà in testa in una giornata. Un'altra parte di me è quella che ripassa sempre fino all'entrata dell'esame, quella che legge gli appunti sull'autobus prima di arrivare, quella che pensa che ogni secondo, ogni parola riletta può fare una differenza. Non si chi ha ragione e, sinceramente, non voglio pensarci.
In compenso sto riflettendo sulla distanza. Su come la maggior parte dei giorni non sia così difficile vivere lontano dagli esseri che ci sono cari. In fin dei conti, anche quando si vive nella stessa città non è che ci si vede tutti i giorni. Quando eri piccolo il tuo quotidiano erano i genitori, i fratelli e sorelle, i compagni di classe, le maestre, gli amici del quartiere, ecc. Quando cresci il tuo quotidiano diventa più solitario. La colazione la fai da solo, cercando di non svegliare il tuo amore che può ancora godersi il letto per qualche ora, il viaggio in autobus fino al lavoro lo fai da solo, ascoltando la tua musica, leggendo il tuo libro, la spesa, le commissioni, spesso anche lo sport diventano attività solitarie. Per questo motivo apprezzi tanto i momenti passati con gli amici, ma impari anche a difenderti, a fare la coda da solo per rinnovare la carta d'identità o andare in banca. Non hai più bisogno di essere costantemente in compagnia. Gli amici li vedi quando si fa un appuntamento, si fissa una data e un'ora e tutti si organizzano per essere presenti. Penso che sia per questo motivo che più cresci meno senti la mancanza quotidiana e costante degli amici che sono a distanza.
Ma tutto cambia quando succede un evento speciale. Quando un amico caro si laurea, si sposa o vede nascere il proprio figlio/a, allora si sente la distanza. In quei momenti ti pesa essere a così tanti chilometri da non potere salire sul primo autobus, treno o macchina per essere presente. Il non poter essere lì per abbracciarli quando lo vorresti tanto. Non essere lì per asciugare la lacrima nel momento in cui sta scivolando sulla guancia, o condividere una risata nel momento adatto. Diventa un po' finto, macchinoso, il dover scrivere quanto sei felice per loro, quanto vorresti abbracciarli o riempirli di baci, quanto vorresti stringere la loro mano e dirgli che andrà tutto bene. In questi momenti la distanza sembra un abisso...
Questo post è dedicato a tutte le lauree, nascite, matrimoni, primi sorrisi, primi passi, primi amori, dolori, traumi, tristezze e gioie che mi sono persa stando lontana. Sappiate che vi penso sempre tanto, soprattutto in questi momenti speciali, e che spesso non trovo le parole per dirvi quanto vi voglio bene. Diventa a volte quasi più facile lasciare passare questi momenti nel silenzio che affrontare questo misto di gioia e amarezza, prendere il computer o cellulare, e comunicare con voi. Ma anche quando ci provo, è impossibile ignorare quanto mi mancate.
Vi voglio bene, e vorrei essere li con voi per ogni momento speciale.
Oggi sono a casa, in teoria dovrei studiare per l'esame di stato canadese di domani. 7ore e mezza di esame diviso in due parti: al mattino 3 ore e mezza per 196 domande, al pomeriggio 4 ore per 60 casi clinici. Invece sono qui, sdraiata sul divano, a cercare scuse per non pensarci, per non angosciarmi, per non studiare. Una parte di me sa che è inutile ripassare oggi, che quello che non ho imparato in 7 anni di studio non mi entrerà in testa in una giornata. Un'altra parte di me è quella che ripassa sempre fino all'entrata dell'esame, quella che legge gli appunti sull'autobus prima di arrivare, quella che pensa che ogni secondo, ogni parola riletta può fare una differenza. Non si chi ha ragione e, sinceramente, non voglio pensarci.
In compenso sto riflettendo sulla distanza. Su come la maggior parte dei giorni non sia così difficile vivere lontano dagli esseri che ci sono cari. In fin dei conti, anche quando si vive nella stessa città non è che ci si vede tutti i giorni. Quando eri piccolo il tuo quotidiano erano i genitori, i fratelli e sorelle, i compagni di classe, le maestre, gli amici del quartiere, ecc. Quando cresci il tuo quotidiano diventa più solitario. La colazione la fai da solo, cercando di non svegliare il tuo amore che può ancora godersi il letto per qualche ora, il viaggio in autobus fino al lavoro lo fai da solo, ascoltando la tua musica, leggendo il tuo libro, la spesa, le commissioni, spesso anche lo sport diventano attività solitarie. Per questo motivo apprezzi tanto i momenti passati con gli amici, ma impari anche a difenderti, a fare la coda da solo per rinnovare la carta d'identità o andare in banca. Non hai più bisogno di essere costantemente in compagnia. Gli amici li vedi quando si fa un appuntamento, si fissa una data e un'ora e tutti si organizzano per essere presenti. Penso che sia per questo motivo che più cresci meno senti la mancanza quotidiana e costante degli amici che sono a distanza.
Ma tutto cambia quando succede un evento speciale. Quando un amico caro si laurea, si sposa o vede nascere il proprio figlio/a, allora si sente la distanza. In quei momenti ti pesa essere a così tanti chilometri da non potere salire sul primo autobus, treno o macchina per essere presente. Il non poter essere lì per abbracciarli quando lo vorresti tanto. Non essere lì per asciugare la lacrima nel momento in cui sta scivolando sulla guancia, o condividere una risata nel momento adatto. Diventa un po' finto, macchinoso, il dover scrivere quanto sei felice per loro, quanto vorresti abbracciarli o riempirli di baci, quanto vorresti stringere la loro mano e dirgli che andrà tutto bene. In questi momenti la distanza sembra un abisso...
Questo post è dedicato a tutte le lauree, nascite, matrimoni, primi sorrisi, primi passi, primi amori, dolori, traumi, tristezze e gioie che mi sono persa stando lontana. Sappiate che vi penso sempre tanto, soprattutto in questi momenti speciali, e che spesso non trovo le parole per dirvi quanto vi voglio bene. Diventa a volte quasi più facile lasciare passare questi momenti nel silenzio che affrontare questo misto di gioia e amarezza, prendere il computer o cellulare, e comunicare con voi. Ma anche quando ci provo, è impossibile ignorare quanto mi mancate.
Vi voglio bene, e vorrei essere li con voi per ogni momento speciale.
Saturday, 29 October 2011
PALS & OSCE
Una gran parte della specialità è semplicemente cercare di capire e ricordare la serie interminable di sigle che vengono usate in modo quotidiano. L'ultima settimana è stata caraterizzata da due molto importanti.
Venerdì scorso ho dovuto fare un OSCE, ovvero Observed Structured Clinical Examination. Si tratta del modo pratico di valutare le nostre conoscenze mediche, relazione medico-paziente, bedside manners, ed esame clinico. In pratica ci mettono in una stanza per dieci minuti, con un attore che finge di essere un paziente e noi dobbiamo fare ciò che ci viene detto. Può essere l'esame completo della tiroide, raccogliere una breve anamnesi oppure dare dei consigli sulle diverse terapie disponibili. Nel frattempo c'è un medico seduto nell'angolino che si segna se tu hai risposto con precisione a tutti i criteri. E' stata la prima volta che ho dovuto farlo ed è estremamente stressante. Però devo dire che è stata un'esperienza interessante, che rimette costante in dubbio le tue certezze e ti costringe ad approfondire le tue conoscenze. Avremo dieci stazioni da fare ogni sei mesi, per prepararci all'esame di stato di pediatria.
Questo giovedì e venerdì ho invece seguito il corso di PALS, Pediatric Advanced Live Support, corso obbligatorio per la specialità in pediatria. Si tratta di due giorni interi in cui impariamo i principi di base della rianimazione pediatrica. In altre parole, impariamo a fare come George Clooney in ER, cercando di salvare qualche vita. Sono stati due giorni intensissimi, in cui dovevamo salvare pupazzi di plastica che respirano, aprono gli occhi, hanno un battito cardiaco e una sfortuna pazzesca, finendo in tutti i peggiori incidenti immaginabili. A turno prendiamo vari ruoli, facendo il massaggio cardiaco, preparando i farmaci, intubando, ma soprattutto, dirigendo la situazione e dando istruzioni a tutti gli altri membri del gruppo. Dobbiamo seguire degli algoritmi predefiniti, memorizzare le dosi dei farmaci usati più frequentemente, e soprattutto ricordare gli ABCDE (Airway-Breathing-Circulation-Disability-Exposure). In due giorni abbiamo cercato di salvare finti pazienti da 8 mesi a 17 anni, caduti dal sesto piano, che andavano a 90km/h in moto, che sono caduti su un sasso da un quad, con sepsi, miocardite, disidratazione, emorragie interne, lesioni spinali, status asmaticus, ecc...
Insomma, malgrado la sfiga stratosferica di questi poveri pupazzi, siamo riusciti a salvarli e a passare il corso. Apparentemente ora dovrei essere in grado di gestire una situazione di emergenza...
Anche se io non ne sono tanto sicura, soprattutto dopo aver partecipato in una situazione di emergenza vera. Ma questo ve lo racconterò un altro giorno.
Venerdì scorso ho dovuto fare un OSCE, ovvero Observed Structured Clinical Examination. Si tratta del modo pratico di valutare le nostre conoscenze mediche, relazione medico-paziente, bedside manners, ed esame clinico. In pratica ci mettono in una stanza per dieci minuti, con un attore che finge di essere un paziente e noi dobbiamo fare ciò che ci viene detto. Può essere l'esame completo della tiroide, raccogliere una breve anamnesi oppure dare dei consigli sulle diverse terapie disponibili. Nel frattempo c'è un medico seduto nell'angolino che si segna se tu hai risposto con precisione a tutti i criteri. E' stata la prima volta che ho dovuto farlo ed è estremamente stressante. Però devo dire che è stata un'esperienza interessante, che rimette costante in dubbio le tue certezze e ti costringe ad approfondire le tue conoscenze. Avremo dieci stazioni da fare ogni sei mesi, per prepararci all'esame di stato di pediatria.
Questo giovedì e venerdì ho invece seguito il corso di PALS, Pediatric Advanced Live Support, corso obbligatorio per la specialità in pediatria. Si tratta di due giorni interi in cui impariamo i principi di base della rianimazione pediatrica. In altre parole, impariamo a fare come George Clooney in ER, cercando di salvare qualche vita. Sono stati due giorni intensissimi, in cui dovevamo salvare pupazzi di plastica che respirano, aprono gli occhi, hanno un battito cardiaco e una sfortuna pazzesca, finendo in tutti i peggiori incidenti immaginabili. A turno prendiamo vari ruoli, facendo il massaggio cardiaco, preparando i farmaci, intubando, ma soprattutto, dirigendo la situazione e dando istruzioni a tutti gli altri membri del gruppo. Dobbiamo seguire degli algoritmi predefiniti, memorizzare le dosi dei farmaci usati più frequentemente, e soprattutto ricordare gli ABCDE (Airway-Breathing-Circulation-Disability-Exposure). In due giorni abbiamo cercato di salvare finti pazienti da 8 mesi a 17 anni, caduti dal sesto piano, che andavano a 90km/h in moto, che sono caduti su un sasso da un quad, con sepsi, miocardite, disidratazione, emorragie interne, lesioni spinali, status asmaticus, ecc...
Insomma, malgrado la sfiga stratosferica di questi poveri pupazzi, siamo riusciti a salvarli e a passare il corso. Apparentemente ora dovrei essere in grado di gestire una situazione di emergenza...
Anche se io non ne sono tanto sicura, soprattutto dopo aver partecipato in una situazione di emergenza vera. Ma questo ve lo racconterò un altro giorno.
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Thursday, 20 October 2011
Back to Work
Dopo quel bellissimo fine settimana lungo a casa, a riposarmi, rilassarmi, passare del tempo con il mio amore, ecco che martedì era ora di tornare al lavoro. Quanto è stato difficile alzarmi martedì mattina... Sembra assurdo, ma dopo mesi senza un fine settimana libero, avere ben quattro giorni ti sembra una vacanza. Ora capisco perchè consigliano di prendersi una settimana di vacanza durante i primi tre mesi della specialità. Peccato che noi non potevamo farlo per via del periodo di prova.
In più sti Canadesi hanno la bella abitudine di alzarsi all'alba, anzi, mi correggo, di iniziare a lavorare ancora prima dell'alba! Ormai le giornate si fanno più corte, e i primi raggi di sole spuntano verso le 7, e il giro in ortopedia inizia alle 7.30, a volte anche prima. E molti dicono che siamo fortunati, perchè le specialità chirurgiche iniziano ancora prima dagli adulti. Per fare in modo di essere in sala operatoria per le 7-8, alcuni fanno il giro alle 6...
Comunque, a parte questo dettaglio al quale mi devo ancora abituare, sono molto contenta al lavoro. In questi pochi giorni ho potuto fare il mio primo gesso (ad una collega volontaria, ma vabbé) e sto acquistando fiducia nelle mie conoscenze ortopediche. Oggi per la prima volta ho visto un ragazzino con vari piccole varianti della norma (motivo principale per il quale i genitori consultano un ortopedico, ovvero "Pierino cammina con i piedi in dentro", "mi pare che abbia la schiena storta", "ha le gambe storte", ecc...) e sono riuscita a rassicurarli, consigliarli e rispondere a tutte le loro domande correttamente, in soli 7 giorni di ortopedia.
E' proprio vero che il primo anno di specialità is a steep learning curve.
In più sti Canadesi hanno la bella abitudine di alzarsi all'alba, anzi, mi correggo, di iniziare a lavorare ancora prima dell'alba! Ormai le giornate si fanno più corte, e i primi raggi di sole spuntano verso le 7, e il giro in ortopedia inizia alle 7.30, a volte anche prima. E molti dicono che siamo fortunati, perchè le specialità chirurgiche iniziano ancora prima dagli adulti. Per fare in modo di essere in sala operatoria per le 7-8, alcuni fanno il giro alle 6...
Comunque, a parte questo dettaglio al quale mi devo ancora abituare, sono molto contenta al lavoro. In questi pochi giorni ho potuto fare il mio primo gesso (ad una collega volontaria, ma vabbé) e sto acquistando fiducia nelle mie conoscenze ortopediche. Oggi per la prima volta ho visto un ragazzino con vari piccole varianti della norma (motivo principale per il quale i genitori consultano un ortopedico, ovvero "Pierino cammina con i piedi in dentro", "mi pare che abbia la schiena storta", "ha le gambe storte", ecc...) e sono riuscita a rassicurarli, consigliarli e rispondere a tutte le loro domande correttamente, in soli 7 giorni di ortopedia.
E' proprio vero che il primo anno di specialità is a steep learning curve.
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Sunday, 16 October 2011
La nostra casina
E' solo una casina temporanea, l'ennesimo appartamento in affitto, ma è bellissima. E' bellissima innanzittutto perché è nostra, solo mia e sua. Perché è il nostro secondo nido d'amore, ma molto meglio del primo, senza dubbio.
Sto parlando del nostro appartamento al 22esimo ed ultimo piano. E' situato in un'ottima posizione: a metà strada tra il centro città e l'ospedale, esattamente davanti ad una fermata principale degli autobus, di fianco all'entrata dell'autostrada, ma comunque circondat0 da alberi, da un parco e da una pista ciclabile nel bosco. Pertanto è comodissima per andare da qualsiasi parte in bici (15 minuti per l'ospedale o il centro, usando due piste ciclabili che costeggiano un corso d'acqua, il fiume e il canale Rideau rispettivamente); in macchina o in autobus.
Poi ci sono i servizi. Essendo una palazzina così grande ci sono vari impianti e servizi che veramente ti cambiano la vita. Se qualcosa si rovina, in qualche giorno è sistemata. Se si rompe un tubo dell'acqua, c'è il servizio di emergenza 24 ore/24. Ti sei dimenticato il latte? c'è un negozietto, ovviamente carissimo, all'entrata del palazzo. Per non parlare della lavanderia, della piscina coperta, della sauna, della piccola palestra, dei due campi da squash e due campi da tennis, aperti fino alle 10 di sera tutti i giorni.
Ovviamente non tutto è perfetto, la zona non è delle più vivaci, in fin dei conti siamo tra l'autostrada e il fiume, per cui non c'è neanche un locale, c'è solo un piccolo bar e non c'è nessun supermercato vicino. Ma in compenso prendendo uno qualsiasi degli autobus che passa davanti casa siamo in centro in quattro fermate usando la corsia riservata, quindi niente traffico ne ritardi, neanche all'ora di punta.
Ieri sera abbiamo invitati degli amici a cena per la prima volta, e mi sono accorta di quanto siamo fortunati in questo appartamento. Non è sicuramente la nostra casa definitiva, ma è un'ottima soluzione temporanea.
Sto parlando del nostro appartamento al 22esimo ed ultimo piano. E' situato in un'ottima posizione: a metà strada tra il centro città e l'ospedale, esattamente davanti ad una fermata principale degli autobus, di fianco all'entrata dell'autostrada, ma comunque circondat0 da alberi, da un parco e da una pista ciclabile nel bosco. Pertanto è comodissima per andare da qualsiasi parte in bici (15 minuti per l'ospedale o il centro, usando due piste ciclabili che costeggiano un corso d'acqua, il fiume e il canale Rideau rispettivamente); in macchina o in autobus.
Poi ci sono i servizi. Essendo una palazzina così grande ci sono vari impianti e servizi che veramente ti cambiano la vita. Se qualcosa si rovina, in qualche giorno è sistemata. Se si rompe un tubo dell'acqua, c'è il servizio di emergenza 24 ore/24. Ti sei dimenticato il latte? c'è un negozietto, ovviamente carissimo, all'entrata del palazzo. Per non parlare della lavanderia, della piscina coperta, della sauna, della piccola palestra, dei due campi da squash e due campi da tennis, aperti fino alle 10 di sera tutti i giorni.
Ovviamente non tutto è perfetto, la zona non è delle più vivaci, in fin dei conti siamo tra l'autostrada e il fiume, per cui non c'è neanche un locale, c'è solo un piccolo bar e non c'è nessun supermercato vicino. Ma in compenso prendendo uno qualsiasi degli autobus che passa davanti casa siamo in centro in quattro fermate usando la corsia riservata, quindi niente traffico ne ritardi, neanche all'ora di punta.
Ieri sera abbiamo invitati degli amici a cena per la prima volta, e mi sono accorta di quanto siamo fortunati in questo appartamento. Non è sicuramente la nostra casa definitiva, ma è un'ottima soluzione temporanea.
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Saturday, 15 October 2011
Infine un ponte
Wow. Un fine settimana lungo, non mi sembra vero.
Dopo 4 mesi di specialità, in cui siamo di guardia un fine settimana su due e in cui il mio tempo libero è stato distribuito, in ordine, tra: trasloco, cugine dagli USA, cugina dall'Italia, resident retreat, shopping, sorellina a Montreal, Thanksgiving e ovviamente il mio amore, ho infine un fine settimana libero. Libero per studiare, ovviamente, ma comunque libero.
Sono riuscita, lavorando in alcune giornate festive (non per scelta mia, sia chiaro) ad avere questo weekend di quattro giorni. Ho già fatto pulizie di casa, cucinato, iniziato questo blog, aggiornato un po' la mia mail e facebook (ma sono ancora tanto tanto indietro e mi scuso con tutti coloro che mi hanno scritto mesi fa e ai quali non ho ancora risposto), pagato bollette, fatto sport, invitato i genitori e gli amici a cena, organizzato un po' di cose, comprato il biglietto per l'Italia per Capodanno (Dicembre 28 all'8 Gennaio, qualcuno ha programmi per Capodanno??) e appena finito il post mi metto a studiare per l'esamone di Novembre. Il tutto con la felpa dell'università McGill e i pantaloni della tuta presi in prestito all'ospedale. Per un attimo mi sento di nuovo studentessa.
Sto cercando di accumulare ore di sonno e di rilassarmi, dato che mi aspetta una seconda metà di Ottobre letteralmente massacrante, tra presentazione, test pratico, esame e corso di rianimazione pediatrica (PALS). Ovviamente tutti impegni che richiedono preparazione, studio e tempo. Ma ce la farò. Se sopravvivo fino al 3 Novembre si festeggia, ma solo dopo qualche ora di ben meritato riposo...
Ora vado, che lo studio mi chiama.
Dopo 4 mesi di specialità, in cui siamo di guardia un fine settimana su due e in cui il mio tempo libero è stato distribuito, in ordine, tra: trasloco, cugine dagli USA, cugina dall'Italia, resident retreat, shopping, sorellina a Montreal, Thanksgiving e ovviamente il mio amore, ho infine un fine settimana libero. Libero per studiare, ovviamente, ma comunque libero.
Sono riuscita, lavorando in alcune giornate festive (non per scelta mia, sia chiaro) ad avere questo weekend di quattro giorni. Ho già fatto pulizie di casa, cucinato, iniziato questo blog, aggiornato un po' la mia mail e facebook (ma sono ancora tanto tanto indietro e mi scuso con tutti coloro che mi hanno scritto mesi fa e ai quali non ho ancora risposto), pagato bollette, fatto sport, invitato i genitori e gli amici a cena, organizzato un po' di cose, comprato il biglietto per l'Italia per Capodanno (Dicembre 28 all'8 Gennaio, qualcuno ha programmi per Capodanno??) e appena finito il post mi metto a studiare per l'esamone di Novembre. Il tutto con la felpa dell'università McGill e i pantaloni della tuta presi in prestito all'ospedale. Per un attimo mi sento di nuovo studentessa.
Sto cercando di accumulare ore di sonno e di rilassarmi, dato che mi aspetta una seconda metà di Ottobre letteralmente massacrante, tra presentazione, test pratico, esame e corso di rianimazione pediatrica (PALS). Ovviamente tutti impegni che richiedono preparazione, studio e tempo. Ma ce la farò. Se sopravvivo fino al 3 Novembre si festeggia, ma solo dopo qualche ora di ben meritato riposo...
Ora vado, che lo studio mi chiama.
Thursday, 13 October 2011
Specialità in Canada, parte I
A grande richiesta, ecco qualche dritta su come si fa ad entrare in specialità in Canada, in modo molto breve e riassunto.
1. E' necessario un permesso di soggiorno, per il quale vi consiglierei di fare la richiesta con largo anticipo. Se volete ulteriori dettagli su questo fatemelo sapere, scriverò un post sul tema
2. Fare il test MCCEE, il quale, in un certo senso, concede l'equivalenza della propria laurea con quella Canadese, solamente ai fine dell'ingresso in specialità. Per poter fare questo test è necessario iscriversi sia al MCC (Medical Council of Canada) e a PCRC (Physician Credentials Registry of Canada), i quali richiedono una serie di documenti che devono essere firmati da un notaio o dal consolato canadese in Italia. Questi documenti devono essere compilati meticolosamente, specificano persino i criteri per la fototessera, al millimetro.
Questi documenti includono passaporto, diploma di laurea, voti dell'università e uno specifico modulo disponibile sul sito web. Il tutto con le corrispondenti traduzioni ufficiali
Una volta che tutti i documenti sono stati approvati, ci si può registrare per fare il MCCEE, e in seguito scegliere la data e la città. Io l'ho fatto a Milano, ma dovrebbe essere disponibili altre due città in Italia.
3. Iniziare il lungo e meticoloso processo di CaRMS (Canadian Residency Matching Service), il cui scopo è quello di accoppiare un'aspirante specializzando con un posto in una scuola di specialità attraverso il paese. Sono richiesti diploma di laurea, lettere di raccomandazione, curriculum vitae, lettere di presentazione, TOEFL, i voti del MCCEE (e del MCC QE1 se disponibile) e altri documenti, a seconda del programma e della provincia.
Se va tutto bene, entro novembre avreste finito questo processo, a dicembre-gennaio arrivano le convocazioni per i colloqui, i quali avvengono tra gennaio e febbraio. Se va tutto bene, avrete una serie di nuovi moduli da inviare e il primo luglio potete iniziare la specialità.
Questo è, in modo molto ma molto riassunto, il processo per entrare in specialità in Canada. Alcuni programmi richiedono anche di aver fatto il MCC QE1, che ha luogo solo in Canada. Direi che, in tutto, richiede almeno un anno di preparazione, probabilmente più vicino a due o tre, a seconda dei documenti che si hanno già a disposizione. Tuttavia, questo processo può essere iniziato quando si è ancora studente di medicina, permettendo di guadagnare mesi e anche anni.
Qualche link utile:
www.mcc.ca
www.pcrc.org
www.carms.ca
ma soprattutto, www.healthforceontario.ca, un servizio completamente gratuito che aiuta gli stranieri che vogliono lavoro in ambito medico in Canada, fantastico!
Lessico:
1. E' necessario un permesso di soggiorno, per il quale vi consiglierei di fare la richiesta con largo anticipo. Se volete ulteriori dettagli su questo fatemelo sapere, scriverò un post sul tema
2. Fare il test MCCEE, il quale, in un certo senso, concede l'equivalenza della propria laurea con quella Canadese, solamente ai fine dell'ingresso in specialità. Per poter fare questo test è necessario iscriversi sia al MCC (Medical Council of Canada) e a PCRC (Physician Credentials Registry of Canada), i quali richiedono una serie di documenti che devono essere firmati da un notaio o dal consolato canadese in Italia. Questi documenti devono essere compilati meticolosamente, specificano persino i criteri per la fototessera, al millimetro.
Questi documenti includono passaporto, diploma di laurea, voti dell'università e uno specifico modulo disponibile sul sito web. Il tutto con le corrispondenti traduzioni ufficiali
Una volta che tutti i documenti sono stati approvati, ci si può registrare per fare il MCCEE, e in seguito scegliere la data e la città. Io l'ho fatto a Milano, ma dovrebbe essere disponibili altre due città in Italia.
3. Iniziare il lungo e meticoloso processo di CaRMS (Canadian Residency Matching Service), il cui scopo è quello di accoppiare un'aspirante specializzando con un posto in una scuola di specialità attraverso il paese. Sono richiesti diploma di laurea, lettere di raccomandazione, curriculum vitae, lettere di presentazione, TOEFL, i voti del MCCEE (e del MCC QE1 se disponibile) e altri documenti, a seconda del programma e della provincia.
Se va tutto bene, entro novembre avreste finito questo processo, a dicembre-gennaio arrivano le convocazioni per i colloqui, i quali avvengono tra gennaio e febbraio. Se va tutto bene, avrete una serie di nuovi moduli da inviare e il primo luglio potete iniziare la specialità.
Questo è, in modo molto ma molto riassunto, il processo per entrare in specialità in Canada. Alcuni programmi richiedono anche di aver fatto il MCC QE1, che ha luogo solo in Canada. Direi che, in tutto, richiede almeno un anno di preparazione, probabilmente più vicino a due o tre, a seconda dei documenti che si hanno già a disposizione. Tuttavia, questo processo può essere iniziato quando si è ancora studente di medicina, permettendo di guadagnare mesi e anche anni.
Qualche link utile:
www.mcc.ca
www.pcrc.org
www.carms.ca
ma soprattutto, www.healthforceontario.ca, un servizio completamente gratuito che aiuta gli stranieri che vogliono lavoro in ambito medico in Canada, fantastico!
Lessico:
- MCC: Medical Council of Canada
- CaRMS: Canadian Resident Matching Service
- PCRC: Physician Credential Registry of Canada
- MCC EE: Medical Council of Canada Evaluating Examination, necessario per ogni laureato all'estero, si può fare anche come studente di medicina
- MCC QE1: Medical Concil of Canada Qualifying Examination Part I, la prima parte, scritta, dell'esame di stato canadese. La maggior parte degli studenti canadesi la fanno tra la laurea e la specialità, ma si può fare anche durante la specialità.
- MCC QE2: Medical Concil of Canada Qualifying Examination Part II, la seconda parte, pratica, dell'esame di stato canadese. I Canadesi in genere fanno questa parte durante il secondo anno della specialità, ma alcuni IMG la fanno prima di entrare in specialità.
- IMG: International Medical Graduate, ovvero qualsiasi persona che abbia studiato medicina al di fuori del Canada e degli Stati Uniti, a prescindere dalla loro nazionalità.
- TOEFL: Test of English as a Foreign Language
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Block 4
Sono passati quasi quattro mesi da quando ho iniziato la specialità. Quasi quattro mesi da quando ho per la prima volta preso in mano il mio cercapersona, il mio badge e la mia fototessera, messo il mio stetoscopio intorno al collo e girato i corridoi dell'ospedale.
Qui descrivono il primo anno di specialità come a steep learning curve, in altre parole impari talmente tanto che a volte fai fatica a crederci. Mi stupisco quando ripenso a tutto quello che ho fatto in questi mesi, a tutto ciò che ho imparato e alla fiducia che ho guadagnato in me stessa.
La specialità qui è strutturata in blocks di quattro settimane. Più di un mese prima di iniziare la specialità abbiamo ricevuto il nostro orario per tutto l'anno, 13 blocchi di quattro settimane, ognuno in un reparto diverso ma sempre in ambito pediatrico. Il vantaggio di questo sistema è che riceviamo un'ottima formazione pratica nelle diverse sottospecialità che faranno di noi, si spera, bravi pediatri. Lo svantaggio è che appena inizi a sentirti a tuo agio in un reparto, è ora di cambiare. Ma forse è proprio questo il miglior modo per imparare, pushing us outside of our comfort zone.
Il pimo blocco ero in pneumologia, finivo in media alle 7 di sera, mi perdevo nei corridoi dell'ospedale, non sapevo dove trovare i moduli, le cartelle, non sapevo come fare un ricovero, come dettare una lettera.
Il secondo blocco ero al pronto soccorso pediatrico. 15 turni di 8 ore in 28 giorni, alternando mattino, pomeriggio, notte. Qui non ci sono più sottospecialità, vedi di tutto. E' stato bello tornare a fare anche qualche attività pratica, che mi hanno sempre dato grandi soddisfazioni. Estrarre corpi estranei dalle orecchie e ridurre gomiti lussati sono state sicuramente le mie attività preferite. Ma mi sono scoperta anche portata a rassicurare i genitori che si presentano in PS con problemi minori. La più grande difficoltà è stata quella di adattarmi agli orari, mi sentivo in continuo jet lag.
Il terzo blocco è stato in uno dei tre reparti. Evito i commenti per il momento su questa esperienza, perchè l'ultimo giorno non ero ancora sicura di essere riuscita ad entrare nel ritrmo frenetico ed impegnato dei reparti canadesi.
Il quattro blocco è diviso in due: anestesia e ortopedia. Anestesia è stata bellissima ma troppo breve. Mi sono scoperta un talento per l'intubazione, sia orale che nasale. In compenso, sarò riuscita ad inserire 5 agocannule in due settimane, un risultato disastroso. E pensare che non ero neanche tanto male in Europa... Saranno i bambini cicciottelli, saranno le agocannule diverse, sarà che tutti hanno mille consigli da darti quando forse dovresti seguire il tuo istinto, fatto sta che ho veramente un grande bisogno di migliorare le mia tecnica.
Infine, ora sono ad ortopedia. Definitivamente non l'area in cui mi sento più a mio agio, ma almeno sto imparando a leggere radiografie e a distinguere i diversi tipi di gessi. Ma ho ancora tanto da imparare.
Posso dire che rispetto all'inizio ora non mi perdo più nei corridoi, ho scoperto l'unica scala dell'ospedale che porta a tutti i piani, riesco a dettare una lettera in un tempo decente, anche se mi vergogno ancora di farlo in pubblico e faccio mille errori, ho capito come fare per portare in giro il contenuto delle tasche del mio camice in un paese dove non si porta il camice, e il mio inglese sta migliorando piano piano. Senza dubbio, ho ancora tanto da imparare, tanto da migliorare e tanto da perfezionare, ma direi che ho fatto già dei passi da gigante.
Definitivamente si impara tanto e in fretta nel primo anno di specialità.
Qui descrivono il primo anno di specialità come a steep learning curve, in altre parole impari talmente tanto che a volte fai fatica a crederci. Mi stupisco quando ripenso a tutto quello che ho fatto in questi mesi, a tutto ciò che ho imparato e alla fiducia che ho guadagnato in me stessa.
La specialità qui è strutturata in blocks di quattro settimane. Più di un mese prima di iniziare la specialità abbiamo ricevuto il nostro orario per tutto l'anno, 13 blocchi di quattro settimane, ognuno in un reparto diverso ma sempre in ambito pediatrico. Il vantaggio di questo sistema è che riceviamo un'ottima formazione pratica nelle diverse sottospecialità che faranno di noi, si spera, bravi pediatri. Lo svantaggio è che appena inizi a sentirti a tuo agio in un reparto, è ora di cambiare. Ma forse è proprio questo il miglior modo per imparare, pushing us outside of our comfort zone.
Il pimo blocco ero in pneumologia, finivo in media alle 7 di sera, mi perdevo nei corridoi dell'ospedale, non sapevo dove trovare i moduli, le cartelle, non sapevo come fare un ricovero, come dettare una lettera.
Il secondo blocco ero al pronto soccorso pediatrico. 15 turni di 8 ore in 28 giorni, alternando mattino, pomeriggio, notte. Qui non ci sono più sottospecialità, vedi di tutto. E' stato bello tornare a fare anche qualche attività pratica, che mi hanno sempre dato grandi soddisfazioni. Estrarre corpi estranei dalle orecchie e ridurre gomiti lussati sono state sicuramente le mie attività preferite. Ma mi sono scoperta anche portata a rassicurare i genitori che si presentano in PS con problemi minori. La più grande difficoltà è stata quella di adattarmi agli orari, mi sentivo in continuo jet lag.
Il terzo blocco è stato in uno dei tre reparti. Evito i commenti per il momento su questa esperienza, perchè l'ultimo giorno non ero ancora sicura di essere riuscita ad entrare nel ritrmo frenetico ed impegnato dei reparti canadesi.
Il quattro blocco è diviso in due: anestesia e ortopedia. Anestesia è stata bellissima ma troppo breve. Mi sono scoperta un talento per l'intubazione, sia orale che nasale. In compenso, sarò riuscita ad inserire 5 agocannule in due settimane, un risultato disastroso. E pensare che non ero neanche tanto male in Europa... Saranno i bambini cicciottelli, saranno le agocannule diverse, sarà che tutti hanno mille consigli da darti quando forse dovresti seguire il tuo istinto, fatto sta che ho veramente un grande bisogno di migliorare le mia tecnica.
Infine, ora sono ad ortopedia. Definitivamente non l'area in cui mi sento più a mio agio, ma almeno sto imparando a leggere radiografie e a distinguere i diversi tipi di gessi. Ma ho ancora tanto da imparare.
Posso dire che rispetto all'inizio ora non mi perdo più nei corridoi, ho scoperto l'unica scala dell'ospedale che porta a tutti i piani, riesco a dettare una lettera in un tempo decente, anche se mi vergogno ancora di farlo in pubblico e faccio mille errori, ho capito come fare per portare in giro il contenuto delle tasche del mio camice in un paese dove non si porta il camice, e il mio inglese sta migliorando piano piano. Senza dubbio, ho ancora tanto da imparare, tanto da migliorare e tanto da perfezionare, ma direi che ho fatto già dei passi da gigante.
Definitivamente si impara tanto e in fretta nel primo anno di specialità.
Primo post
Sono una persona fortunata.
Ho avuto l'occasione nella vita di viaggiare spesso, di vivere in luoghi nuovi, di conoscere diverse lingue e culture. Ma la mai più grande fortuna sono le persone care che ho in giro per il mondo. Sono circondata da amici e famiglia che anche a distanza mi fanno sentire speciale, amata e protetta. Da persone fantastiche che mi regalano la loro pazienza, sopportando i miei ritardi cronici e i miei mille impegni. Che mi sostengono in ogni mia scelta e nuova avventura. Che mi fanno spesso arrossire con la loro immeritata ammirazione. Ma soprattutto, che mi hanno dato l'occasione di conoscerli e mi hanno fatto dono della loro amicizia e del loro affetto, entrando nella mia vita per sempre.
Sono mesi che penso al miglior modo per tenermi in contatto con tutte queste persone che mi stanno tanto a cuore, e sono arrivata alla conclusione che forse questo blog è il modo migliore per sentirvi vicini, anche a distanza.
Se chi trova un amico trova un tesoro, la mia ricchezza è inestimabile.
Ho avuto l'occasione nella vita di viaggiare spesso, di vivere in luoghi nuovi, di conoscere diverse lingue e culture. Ma la mai più grande fortuna sono le persone care che ho in giro per il mondo. Sono circondata da amici e famiglia che anche a distanza mi fanno sentire speciale, amata e protetta. Da persone fantastiche che mi regalano la loro pazienza, sopportando i miei ritardi cronici e i miei mille impegni. Che mi sostengono in ogni mia scelta e nuova avventura. Che mi fanno spesso arrossire con la loro immeritata ammirazione. Ma soprattutto, che mi hanno dato l'occasione di conoscerli e mi hanno fatto dono della loro amicizia e del loro affetto, entrando nella mia vita per sempre.
Sono mesi che penso al miglior modo per tenermi in contatto con tutte queste persone che mi stanno tanto a cuore, e sono arrivata alla conclusione che forse questo blog è il modo migliore per sentirvi vicini, anche a distanza.
Se chi trova un amico trova un tesoro, la mia ricchezza è inestimabile.
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Ottawa, ON, Canada
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